ECONOMEDIA  
Economic Analysis and Communication Institute
Ultimissime: 

Lavoro

Cerca nelle News



Tasse. Ma chi le paga? E chi le evade? (Rosy Merola)

di Rosy Merola

Come ogni anno il Dipartimento delle Finanze del Ministero dell'Economia ha diffuso i dati riguardanti le statistiche dei redditi elaborate sulle dichiarazioni dello scorso anno (dichiarazioni 2009 su anno d'imposta 2008). Da quanto emerge, il reddito medio della Regione Campania è pari a 15.760 euro (-16,5% all’anno precedente) su 3.180.055 di contribuenti. Inoltre, andando a considerare i valori medi delle diverse tipologie di reddito, risulta che: il reddito medio da lavoro dipendente è pari a 17.220 euro (+ 83% anno precedente), quello da pensione 12.520 (+ 4,07%), il reddito d’impresa 12.950 euro ( - 4,85%), quello da lavoro autonomo 30.770 euro (+ 10.37%). Dati che sono in linea con il resto del Sud del Paese, ma che risultano davvero scoraggianti se si confrontano con i valori medi nazionali.
Infatti il reddito medio degli italiani si aggira intorno ai 18.873 euro, il reddito medio da lavoro dipendente è di 19.640 euro, quello da pensione 13.940 euro, i redditi d’impresa 18.140 euro e quello da lavoro autonomo 38.890 euro. Se poi si considera che il valore del reddito medio della Lombardia è di 22.540 euro e quello del settentrione arriva a 20.870, si intuisce che si sta rafforzando la forbici tra nord e sud, delineando un’ Italia a due velocità. L’aspetto più preoccupante, però, deriva dall’osservazioni della classificazione dei redditi per attività economica (per macrosettore e per gruppo). Da quanto risulta dalle statistiche degli studi di settori relativi all’anno d’imposta 2009 si ha che: gli orefici dichiarano un reddito di 14.300 euro, i parrucchieri 11.400 euro, i macellai 16.000 euro, gli antiquari 10.100 euro, i fiorai 11.900 euro, i tassisti 14.500 euro, gli albergatori 13.200 euro l'anno. Tutto ciò riflette un’immagine deforme della realtà che induce a chiederci: Chi paga le tasse e chi le evade? Naturalmente non è possibile dare una risposta precisa. Tendenzialmente si può affermare che hanno meno possibilità di evadere il fisco, i dipendenti (pubblici e privati), i pensionati, ovverosia tutti coloro i quali redigono il modello 730, in quanto hanno un sostituto d’imposta. Quindi l’attenzione si sposta verso quelle categorie di contribuenti che presentano il Modello Unico ed in particolare a coloro i quali sono soggetti agli studi di settore.
Gli studi di settore sono realizzati rilevando, per ogni singola attività economica, le relazioni esistenti tra le variabili contabili e quelle strutturali, sia interne (ad esempio, il processo produttivo, l’area di vendita,) che esterne all’azienda o all’attività professionale (l’andamento della domanda, il livello dei prezzi, la concorrenza). Gli studi di settore, inoltre, tengono conto delle caratteristiche dell’area territoriale in cui opera l’azienda: dipendono infatti dal luogo ove la specifica attività è collocata sia il livello dei prezzi che le condizioni e le modalità operative, sia le infrastrutture esistenti e utilizzabili, che la capacità di spesa, come anche la tipologia dei fabbisogni o la capacità di attrazione e la domanda indotta.
I contribuenti interessati dagli studi di settore sono i titolari di redditi d'impresa e gli esercenti arti e professioni titolari di partita IVA, indipendentemente dalla forma giuridica scelta o dal tipo di contabilità adottata.
In effetti è da questi soggetti d’imposta che provengono, a mio parere, dati, tragicomici tendenti alla farsa. Tragici perché l’evasione è una piaga, un male sociale, civile, economico, che si riversa su tutti i cittadini. Allarmanti sono i dati sull’evasione. Nel primi 4 mesi del 2010, l'imponibile evaso in Italia e' cresciuto del 6,7% rispetto al 2009 ed ha raggiunto l'ammontare di 371 miliardi di euro l'anno. Si stima che le imposte sottratte all'erario siano intorno ai 156 miliardi di euro l'anno. In particolare, secondo i dati diffusi dalla Guardia di Finanza, sono stati scoperti 3.790 evasori che non hanno mai presentato dichiarazione dei redditi, occultando in questo modo redditi per 7,9 miliardi di euro. In termini semplici, quando si evade il fisco si innesta una reazione a catena: per poter sopperire ad una minor entrata di risorse destinate, tra le altre cose, all’offerta di beni e servizi pubblici, si dovrà procedere ad un innalzamento delle aliquote.
Aumentare le aliquote significa andare a colpire le imprese, con conseguenze sulle loro decisioni d’investimento e di occupazione. Tutto ciò, finirà per colpire i cittadini onesti. Ecco perché la lotta all’evasione è una questione d’importanza vitale.

Rosy Merola - Economics
© Copyright 1995-2009 EconoMedia - Economic Analysis and Communication Institute